di Davide Gatto –

In un’epoca in cui la tecnologia è sempre più indispensabile per l’uomo, che deve però evitare di diventarne schiavo, sembra ricrearsi lo scontro tra Scienza e Fede che tanto dibattito ha creato nei secoli scorsi, dove lo scienziato coltivava il dubbio e la ricerca continua, cercando di difendersi da una visione che usava il dogma in maniera impropria.

E però le situazioni sembrano essersi invertite, con la Scienza che diviene dogmatica e tenta di negare una ricerca fatta di nuovi orizzonti, alla luce del fuoco del dubbio e di un sapere in cui la verità è sempre Aletheia: un qualcosa da svelare e che mai potrà essere totalmente posseduto dall’Uomo.

Stiamo riferendoci al “PATTO TRASVERSALE PER LA SCIENZA” una iniziativa presa da un gruppo di importanti uomini e donne di scienza, che autoreferenzialmente si definisce “UNO STRUMENTO DI PROGRESSO E DI CIVILTÀ NELLE MANI DEI CITTADINI” che ha ritenuto di prendere una  posizione critica nei confronti di una pronuncia della Corte d’Appello di Torino, emessa in un caso seguito dal nostro Studio, che ha confermato il nesso causale tra il significativo uso del cellulare e l’insorgenza di tumori al nervo acustico.

I “pattisti” nel loro intervento stigmatizzano “QUANDO I MAGISTRATI FANNO GLI SCIENZIATI….MA NON BASANO LE LORO DECISIONI SULLE EVIDENZE SCIENTIFICHE….” sembrando voler limitare le possibilità di garantire la piena tutela dei diritti individuali fondamentali e soprattutto di imbrigliare il potere di giudiziario, la cui autonomia è a garanzia di ogni democrazia, all’interno di evidenze scientifiche in un dato tempo storico più in voga.

E ciò in nome di un presunto e apoditticamente individuato benessere sociale, consistente per lo più nell’assicurare che la produzione di innovazioni tecnologiche non si arresti a causa della sfiducia degli utenti (del momento..) nell’utilizzo della stessa: in pratica con tale approccio, Galileo (accettando la semplificazione storica della sua vicenda….)  continuerebbe ad essere spacciato….

Quel più stupisce tra l’altro è che proprio degli scienziati, ai quali per antonomasia dovrebbe esser caro il metodo scientifico che impone una meticolosa verifica sperimentale di tutte le variabili, vorrebbero in definitiva precludere la possibilità all’autorità giudiziaria di un concreto accertamento delle possibili conseguenze dannose per l’uomo derivanti dall’esposizione a onde elettromagnetiche.

E’ chiaro che l’esito della sentenza della Corte di Appello di Torino vale solo per il caso oggetto di quel giudizio, ma come è possibile che chi neppure conosce gli atti di causa, le perizie (due!) espletate e le circostanze di fatto accertate, si lasci andare ad evidenti pregiudizi, frutto di un approccio dogmatico?

Forse dimenticano questi scienziati come il sapere si sia affinato nei secoli, passando attraverso clamorosi errori spesso frutto di ignavia conformista…

Ebbene, non si è certamente contrari all’evoluzione della tecnologia, anzi. Tuttavia è necessario che la stessa avvenga tenendo conto del bene primario salute, quale diritto inviolabile e fondamentale – questo sì –  della società moderna oltre che del singolo individuo.

E’ stato scientificamente dimostrato che le onde elettromagnetiche sono in grado si surriscaldare i tessuti delle cellule umane in quanto hanno sufficiente energia tali da sollecitarle.

Orbene è chiaro che gli effetti sull’uomo connessi all’esposizione alle radiazioni non ionizzanti non possono essere equiparati alle radiazioni ionizzanti (ad es. raggi x o y), che hanno un’elevata capacità di mutazione, ma è altresì facilmente intuibile che laddove l’esposizione a onde elettromagnetiche è eccessivamente protratta nel tempo la stessa diventa rischiosa e può provocare la formazione di cellule tumorali, considerata la capacità delle predette onde di incidere (seppure in misura ridotta) sul normale funzionamento delle cellule umane.

Ne consegue che non può aprioristicamente escludersi che l’uso del telefonino comporti rischi per il singolo individuo in quanto non è possibile conoscere le variabili tempo necessario per la mutazione – uso scorretto effettivamente posto in essere – risposta dell’organismo del singolo individuo.

Quel che si evidenzia è il discrimen tra i principi scientifici e quelli giuridici, ove i primi certamente contribuiscono all’evoluzione della scienza e della tecnologia e i secondi tutelano l’individuo e la società dagli effetti nefasti che tale evoluzione può produrre, dovendosi i due principi liberamente confrontarsi dialetticamente ma in maniera assolutamente libera, senza i limiti di un inaccettabile dogma neoscientista.

Sulla dialettica che ne consegue, richiamiamo una frase del celebre film “l’attimo fuggente”, nel quale l’attore R.Williams durante una lezione sale sulla cattedra e dice “sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso quassù! Non vi ho convinti ? venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa dovete guardarla da un’altra prospettiva”, potendosi affermare che,  se invece di osservare il potere dal basso verso l’alto lo si osserva dall’alto verso il basso, secondo una visione foucaultiana, si può notare come nella nostra società è difficile trovare un solo potere che dall’alto tutto controlla e governa, piuttosto è facile immaginare, invece, che il potere sia esercito a livello reticolare, attraverso impulsi comunicativi-informativi-normativi.

Diversamente, il rischio è la quotidiana manipolazione mediatica del complesso rapporto tra credere e sapere, tra opinione pubblica e scienza. Tanto che “il nuovo ideale di conoscenza tecno-scientifico sta per essere istituito come oggettivo e quindi credibile – da credere necessariamente, al di fuori di ogni dubbio, proprio come un tempo si credeva allo Stato, e prima a Dio, e ancor prima ai miti – prova a consolidarsi in disparte, ma sempre pronta a influenzare l’opinione pubblica alla prima occasione” (Dupuy, 2011).

Pertanto il vero pericolo non è quello rappresentato dai “magistrati che fanno gli scienziati” ma quello della neutralizzazione dei principi democratici tramite l’informazione-comunicazione veicolata e che porta il mantello dell’oggettività fondata sulla scientificità.

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